27 gennaio, Giorno della Memoria

L’arrivo al campo di sterminio di Aushwitz

Non iniziò con le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita. E non iniziò nemmeno con gli altri 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, yugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali.

Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione. Iniziò con le persone private dei loro beni, dei loro affetti, delle loro case, della loro dignità. Iniziò con la schedatura degli intellettuali. Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione.

Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”.

Primo Levi

Primo Levi

Il 27 gennaio di ogni anno è il Giorno della Memoria, dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto. Lo si celebra a partire dal 27 gennaio 2006, sulla base della risoluzione 60/7 approvata nel corso della 42ª riunione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nell’offensiva della Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, uno dei luoghi simbolo della barbarie del nazismo. Circa dieci giorni prima, i guardiani del campo di sterminio si erano ritirati portando con loro tutti i prigionieri sani, in quella che sarebbe diventata famosa come la “marcia della morte”.

27 gennaio 1945: soldati dell’Armata Rossa aprono i cancelli del lager di Aushwitz

Aushwitz non fu il primo campo di sterminio a essere liberato dalle truppe sovietiche, ma era forse il più grande.

In Italia, la giornata commemorativa venne istituita alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite, per ricordare le vittime dell’Olocausto, stimolare la riflessione sulle leggi razziali, onorare coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.

Contemporaneamente alle vicende dello sterminio iniziava a farsi largo l’idea di una Europa libera e unita, dapprima per iniziativa di un gruppo di confinati sull’isola di Ventotene, poi come progetto istituzionale concreto a partire dalla dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 (quinto anniversario della fine del secondo conflitto in Europa) e la fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, entrata in vigore il 23 luglio 1952.

Nel solco del processo di integrazione europea può essere a pieno titolo inserito il progetto di ideazione e costruzione dei Sentieri Europei – facendo solo un rapidissimo cenno alla rifondazione della FIE nell’immediato dopoguerra, per opera di alcuni partigiani appassionati di escursioni in montagna -, la cui idea risale alla fine degli anni Sessanta del Novecento e la cui realizzazione iniziò nel 1972 (Sentiero Europeo E1 ed E5), esattamente cinquant’anni fa.

La rete dei Sentieri Europei nasce con l’obiettivo di favorire l’incontro fra i popoli dell’Europa, scavalcando i confini, sia naturali che politici, che per secoli li hanno divisi. E l’interscambio fra le culture, gli usi e le tradizioni è la base per la convivenza pacifica, antitesi del nazifascismo e delle spinte nazionaliste che lo hanno generato e alimentato.

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