L’escursionismo e la filosofia sembrano, a prima vista, due ambiti distanti; tuttavia l’escursionismo si presta a molte riflessioni filosofiche, perché mette in gioco aspetti profondi della nostra relazione con la natura, il tempo, lo sforzo e il senso della vita.
La pratica dell’escursionismo ci porta attraverso sentieri, boschi e montagne, facendoci sperimentare la fatica fisica e la bellezza della natura.
La filosofia, invece, ci guida nei meandri del pensiero, spingendoci a riflettere su concetti astratti e sulla condizione umana.
Tuttavia, a ben vedere, queste due dimensioni condividono un legame profondo, unendo il viaggio esteriore a quello interiore.
Il Cammino come Metafora della Ricerca Filosofica
La filosofia è, per sua natura, un percorso.
Già nell’antica Grecia, Socrate si muoveva tra le strade di Atene interrogando i cittadini, utilizzando il dialogo come mezzo per esplorare il sapere.
Camminare e pensare sono attività complementari: il movimento del corpo stimola quello della mente. Non a caso, filosofi come Kant e Nietzsche attribuivano grande importanza alle passeggiate quotidiane, considerate momenti di profonda riflessione.
L’escursionismo, con il suo procedere lento e metodico, riflette il processo filosofico, si parte da una domanda: si affrontano ostacoli lungo il percorso e, con il tempo, si giunge a una comprensione più profonda.
Il sentiero diventa così una metafora del ragionamento, con le sue deviazioni, le sue fatiche e le sue illuminazioni improvvise.
La Natura come Spazio di Riflessione
Trascorrere del tempo in mezzo alla natura permette di distaccarsi dal rumore della vita quotidiana, favorendo la contemplazione.
Molti filosofi hanno trovato nell’ambiente naturale una fonte di ispirazione: Rousseau vedeva nella solitudine dei boschi un mezzo per recuperare la purezza originaria dell’uomo, mentre Thoreau, con la sua esperienza a Walden, ha trasformato la vita immersa nella natura in un vero e proprio esperimento filosofico.
L’escursionismo diventa così un’occasione per rivedere le nostre priorità, per riflettere sulla relazione tra uomo e ambiente, e per riscoprire un senso di connessione con il mondo. Camminando, si entra in uno stato di quiete mentale che facilita la riflessione, rendendo la natura un vero e proprio “laboratorio filosofico” a cielo aperto.
Il Superamento dei Limiti
Un altro aspetto che accomuna filosofia ed escursionismo è la sfida dei limiti. La filosofia ci spinge a mettere in discussione certezze e convinzioni, mentre l’escursionismo ci pone di fronte ai limiti fisici e mentali.
Affrontare una salita impegnativa, resistere alla fatica e superare gli ostacoli naturali richiede la stessa determinazione necessaria per affrontare questioni esistenziali complesse.
Nietzsche, nel suo concetto di “Oltreuomo”, parlava della necessità di trascendere sé stessi, un’idea che ben si adatta all’esperienza dell’escursionismo.
Ogni vetta raggiunta rappresenta non solo una conquista fisica, ma anche una crescita interiore, un passo in più verso una maggiore consapevolezza.
Conclusione
L’escursionismo e la filosofia condividono dunque uno stesso spirito: la ricerca di significato attraverso il movimento.
Camminare tra i sentieri del mondo significa, in fondo, camminare anche dentro di sé. In un’epoca caratterizzata dalla frenesia e dalla superficialità, l’atto di rallentare, osservare e riflettere assume un valore rivoluzionario.
Forse, la vera saggezza sta proprio nel mettere un piede davanti all’altro, con mente aperta e cuore leggero.
Questo primo articolo ci trasporta direttamente verso la nostra prossima domanda: “Il viaggio è più importante della meta?”
Giovanni Macrino
Associazione Atargatis APS
Delegazione Lazio