Escursionismo pitagorico (Scuola pitagorica)

Con questo post, iniziamo un percorso – nato per caso da una conversazione telefonica – attraverso il rapporto fra la filosofia e la pratica dell’escursionismo. Ognuno di noi, infatti, ha un suo modo di approcciarsi all’atto del camminare nella natura e ne trae, oltre all’evidente beneficio fisico, anche valenze più profonde. 

Per il momento sono state evidenziate trenta Scuole filosofiche e questa serie di post ci accompagnerà, quindi, per una trentina di settimane. Poi vedremo, le idee sono tante e da ognuna di esse ne possono nascere molte di nuove. L’auspicio è comunque quello di arrivare alla fine di questo cammino conoscendo un po’ meglio noi stessi, il nostro rapporto con l’escursione e con la natura.

E forse, alla fine di questo lungo percorso, riusciremo a costruire una mappa dell'”escursionista tipo” della FIE, di quali sono le sue preferenze e aspettative.

La Redazione


Introduzione: Un’armonia antica nella pratica del camminare

Busto di Pitagora. Copia romana di originale greco, conservata presso i Musei Capitolini di Roma

Il nome “Pitagora” evoca immediatamente la figura del filosofo e matematico greco vissuto tra il VI e il V secolo a.C. Noto per il suo Teorema e per la convinzione che i numeri fossero alla base della struttura dell’universo, Pitagora fondò a Crotone una scuola caratterizzata da una forte dimensione iniziatica, dove la matematica si fondeva con la spiritualità, la musica e l’etica. L’approccio pitagorico alla realtà non era soltanto intellettuale: includeva aspetti di vita comunitaria, un regime alimentare specifico, esercizi spirituali e un’attenzione straordinaria per l’armonia e l’ordine.

Ora, proviamo a trasferire questo spirito in un contesto outdoor. Immaginiamo di poter definire un “escursionismo pitagorico”, un modo di camminare nella natura che non si limita all’esercizio fisico o alla contemplazione visiva, ma che si sforza di cogliere l’essenza numerica e armonica del paesaggio. Attraverso la lente della filosofia pitagorica, la passeggiata nel bosco o su un sentiero montano diventa un rituale ordinato, un’esperienza estetica ed etica insieme, dove ogni passo può essere letto come una cifra nel grande spartito numerico del cosmo.

Le radici filosofiche: la centralità del numero e dell’armonia

I pitagorici erano convinti che il principio primo dell’universo fosse il numero. Per essi, l’ordine cosmico, la musica delle sfere, l’armonia dei rapporti tra gli astri e la struttura degli oggetti naturali potevano essere colti attraverso rapporti numerici. Il numero non era un mero strumento di conteggio, ma una realtà ontologica, un principio costitutivo dell’essere. In questo contesto, la musica aveva un ruolo chiave: gli intervalli musicali, per Pitagora e i suoi seguaci, erano espressione udibile di proporzioni numeriche perfette.

Se trasliamo questi concetti nell’escursionismo, possiamo immaginare un approccio dove l’escursionista pitagorico non si limita a seguire un sentiero qualsiasi, bensì ne sceglie uno che presenti proporzioni armoniche: una salita che aumenta gradualmente con un certo rapporto tra distanza e dislivello, un itinerario che alterni tratti boscosi e radure secondo un ritmo bilanciato. Questa ricerca è più ideale che pratica, ma il senso poetico e simbolico è evidente: si cerca di ricreare, nel gesto del camminare, quell’armonia universale che i pitagorici individuavano nei numeri.

Il ruolo del silenzio, della misura e della disciplina

La comunità pitagorica era fortemente disciplinata: silenzio, sobrietà, riflessione, regole alimentari. Traslato nell’esperienza escursionistica, l’escursionismo pitagorico potrebbe prevedere un certo rigore nella preparazione e nell’esecuzione del percorso. Ciò non significa trasformare la passeggiata in un esercizio militare, bensì imprimere un atteggiamento attento e consapevole:

  • Silenzio e ascolto: I pitagorici imponevano periodi di silenzio agli allievi, ritenendo che la parola dovesse essere dosata con cura. L’escursionista pitagorico, analogamente, potrebbe dedicare parte del cammino all’ascolto puro: del vento tra le foglie, del rumore dei propri passi, del canto degli uccelli. Non si tratta di rinunciare a parlare con i compagni, ma di ritagliare spazi di quiete per sintonizzarsi con il paesaggio.
  • Misura e proporzione: La scelta dell’equipaggiamento, la lunghezza della tappa, la quantità d’acqua da portare: ogni decisione può diventare un piccolo esercizio pitagorico di misura e proporzione. Portare solo lo stretto necessario, dosare le risorse, apprezzare la semplicità. Questo riflette l’ideale pitagorico di moderazione, evitando eccessi e superfluità.
  • Disciplina alimentare e stile di vita: I pitagorici erano noti per una dieta prevalentemente vegetariana, motivata da ragioni etiche e spirituali. L’escursionista pitagorico potrebbe scegliere di sostituire i soliti snack con cibi semplici, frutta secca, pane integrale, acqua pura. Non per ascetismo fine a se stesso, ma per sperimentare una coerenza tra le proprie scelte e l’ideale di armonia universale: nutrire il corpo con elementi semplici, armonizzarsi con il ciclo naturale.

La dimensione musicale: ritmo e passi

La musica era al centro dell’esperienza pitagorica. Gli intervalli musicali (ottava, quinta, quarta) erano considerati espressioni dell’armonia cosmica. Possiamo immaginare che l’escursionista pitagorico presti attenzione al proprio ritmo di cammino come a una sorta di “melodia” composta dai passi. Conta i passi, gioca con la frequenza respiratoria, prova a stabilire una relazione tra il battito cardiaco e la cadenza dei movimenti. Non si tratta di un conteggio ossessivo, ma di un esercizio di consapevolezza che trasforma il gesto fisico in una danza con il paesaggio.

In più, l’escursionista pitagorico potrebbe portare con sé uno strumento musicale leggero (un flauto dolce, una piccola ocarina) o, più semplicemente, modulare a bassa voce un canto ispirato a intervalli armonici. L’idea non è di trasformare il sentiero in una sala da concerto, ma di percepire in modo diverso lo spazio e il tempo: la natura come uno spartito e i propri passi come note discrete.

Il paesaggio come figura geometrica

Un altro tratto distintivo del pitagorismo è l’idea che le forme geometriche siano espressione di principi primi. Il cerchio, il triangolo, il quadrato: figure semplici ma cariche di significato. L’escursionismo pitagorico invita a scorgere nel paesaggio le strutture geometriche implicite. Un bosco visto dall’alto potrebbe suggerire modelli frattali, una valle potrebbe incastonarsi tra le montagne come una figura geometrica irregolare ma ancora leggibile in chiave matematica. Anche la disposizione dei sentieri intorno a una località può essere vista come una rete di linee e angoli. Questo atteggiamento è un gioco di interpretazione simbolica: non bisogna credere letteralmente che la natura sia un teorema, ma usarne l’immagine per stimolare la fantasia, la riflessione e l’attenzione.

L’esperienza del numero

I pitagorici attribuivano a certi numeri significati peculiari. L’1 come principio, il 2 come dualità, il 3 come sintesi, il 4 come stabilità (i quattro elementi, le quattro stagioni), il 10 come perfezione della tetraktys (1+2+3+4=10). L’escursionismo pitagorico può quindi ispirarsi a questi simbolismi numerici:

  • La Tetraktys e la struttura della giornata: Un’escursione di quattro tappe, ciascuna con un elemento simbolico. La prima tappa dedicata all’osservazione dell’alba (elemento Fuoco), la seconda al passaggio in un prato umido (Acqua), la terza a un tratto boscoso (Terra), la quarta alla cresta ventosa (Aria). L’insieme delle quattro tappe, sommate, crea un’esperienza armonica e completa.
  • Il 3 come equilibrio: Programmare una sosta ogni tre chilometri, riflettere sulla tripartizione del percorso (inizio, centro, fine), vedere nel numero tre una guida per scandire il tempo e lo sforzo. Non serve essere rigorosi come un matematico anticollegiale, ma lasciarsi ispirare per dare un senso narrativo all’itinerario.

Una prassi escursionistica ispirata alle virtù pitagoriche

La Scuola pitagorica non era soltanto numeri e speculazioni astratte: era una comunità con valori etici. I pitagorici coltivavano la giustizia, la temperanza, l’amicizia, la concordia. Nell’escursionismo pitagorico, questi valori possono trovare un riscontro concreto:

  • Rispetto per la natura: L’armonia si esprime nel non disturbare l’ecosistema. L’escursionista pitagorico non lascia rifiuti, non provoca rumori inutili, non danneggia piante o animali. Mantiene un atteggiamento di reverenza verso la foresta, il fiume, la montagna, considerandoli parti di un grande ordine cosmico.
  • Cura del gruppo: Se si cammina in compagnia, l’escursionismo pitagorico invita a prendersi cura degli altri come si farebbe con le note di una stessa melodia. Nessuno viene lasciato indietro, si condivide l’acqua, si aspetta chi è in difficoltà. L’armonia del gruppo rispecchia l’armonia dei numeri.
  • Moderazione: Non si tratta di compiere imprese estreme, ma di trovare la giusta misura. Il percorso non deve essere né troppo facile né troppo arduo. L’alimentazione sul sentiero deve essere sana ed equilibrata. L’atteggiamento deve ricercare l’equilibrio tra sforzo e riposo, tra parola e silenzio, tra contemplazione e movimento.

Applicazioni pratiche: come organizzare un’escursione pitagorica

Poniamo di voler preparare una giornata di “escursionismo pitagorico” per un piccolo gruppo di amici curiosi. Ecco alcuni suggerimenti:

  1. Scelta del percorso: Individua un sentiero di lunghezza modesta, ad esempio 10 km, in modo da richiamare la perfezione della tetraktys. Se possibile, cerca un itinerario che includa varietà di ambienti: un tratto iniziale pianeggiante, una lieve salita, un passaggio vicino a un torrente e un punto panoramico finale.
  2. Strutturazione della giornata in quattro tappe:
    • Prima tappa: 1 km facile, tempo per fare qualche esercizio di respirazione e riscaldamento (elemento Fuoco: l’energia iniziale).
    • Seconda tappa: 2 km in cui si attraversa un ambiente umido (Acqua), magari un piccolo ponte su un ruscello. Sosta per bere acqua fresca, ascoltare il suono dell’acqua che scorre.
    • Terza tappa: 3 km di bosco (Terra), cammino in silenzio, osservazione dettagliata di piante, animali e suoli.
    • Quarta tappa: 4 km verso una cresta esposta al vento (Aria), esercizio di contemplazione panoramica. Arrivati in vetta, si può suonare un piccolo strumento, una semplice nota, per sancire il compimento dell’itinerario.
  3. Ritmo e numero: Invitare i partecipanti a contare i passi per brevi tratti, senza ansia, solo per prendere coscienza del proprio ritmo. Osservare come, variando la lunghezza del passo o la frequenza del respiro, si può influire sull’armonia del proprio movimento.
  4. Momenti di silenzio e parola: Alternare segmenti di cammino in cui si chiacchiera, si condividono impressioni e riflessioni, ad altri in cui regna il silenzio. Questa alternanza (parola/silenzio) rimanda agli opposti in armonia, concetto caro ai pitagorici.
  5. Conclusione e riflessione: Alla fine dell’escursione, sedersi in un luogo tranquillo e riflettere sull’esperienza. Cosa è significato cercare armonia nel cammino? Si è percepita una diversa qualità nell’osservare la natura, nell’ascoltare il proprio corpo, nello stare insieme agli altri?

L’attualità di un approccio antico

L’escursionismo pitagorico, come qui delineato, è un’operazione teorica, un gioco filosofico che prende spunto dai pitagorici antichi per proporre un esperimento di senso. Nell’era moderna, raramente consideriamo la natura in termini di rapporti numerici o armonie cosmiche. Eppure, questa lente di osservazione può restituirci un senso di connessione e significato. Viviamo in un mondo spesso governato da numeri aridi (quantità, distanze, statistiche) senza coglierne l’anima. I pitagorici ci ricordano che il numero può essere anche armonia, bellezza, spiritualità. Applicare questi concetti al semplice atto del camminare in un bosco diventa un modo per riconciliare la dimensione quantitativa con quella qualitativa dell’esperienza.

Conclusioni: Una sintesi simbolica del percorso

L’escursionismo pitagorico non è solo un “tema di fantasia”: è un invito a guardare l’esperienza outdoor con occhi nuovi. Attraverso la metafora pitagorica, possiamo imparare a dare un valore simbolico alla misura, all’armonia, all’ordine e alla semplicità. Il bosco non è più un semplice insieme di alberi, ma un tessuto di proporzioni; il sentiero non è più solo terreno da calpestare, ma un pentagramma su cui scrivere con i propri passi una melodia silenziosa.

Questo approccio non esclude gli altri: si può benissimo essere escursionisti “epicurei”, “stoici” o di qualsiasi altra inclinazione filosofica. Tuttavia, il richiamo pitagorico aggiunge un ulteriore livello di profondità: quello in cui ogni passo, ogni pausa, ogni respiro, trova il suo senso in un disegno più vasto, invisibile ma percepibile, che lega l’uomo alla natura attraverso le leggi segrete dell’armonia.

[Immagine di copertina: Pitagorici celebrano il sorgere del sole, opera di Fëdor Bronnikov, 1869]

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