L’importanza dello stretto rapporto che instauriamo con la natura legato anche alla conservazione del nostro patrimonio culturale.
Fin dai primordi della storia l’uomo si è avvicinato al mondo vegetale con un rapporto le cui regole erano dettate dalle necessità di sussistenza, cercando in esso in primis i materiali per nutrirsi, per costruire le proprie case. Con l’evolversi delle strutture sociali questo legame si è articolato in modo più complesso, con l’utilizzo ad esempio dell’impiego delle piante in tutti gli ambiti dell’attività umana, da quello agricolo-pastorale, igienico-cosmetico, ma anche rituale, ruoli in cui spesso le piante assumono un’unica ricca valenza nella sfera della magia e delle credenze religiose. Lo sviluppo di questo rapporto, osservato in chiave storica, ha visto la sua evoluzione di pari passo con l’acquisizione di novi elementi di conoscenza.
Ogni popolo ha instaurato con il mondo delle piante un rapporto di stretta connessione e per molti aspetti di interdipendenza. Lo studio di questo tipo di relazione è l’etnobotanica, è una scienza interdisciplinare che studia l’uso e la percezione delle specie vegetali all’interno della società umana.
Perché ho premesso questo? Gli unici motivi sono la passione per ciò che incontro durante le escursioni, la conseguente voglia di classificare e conoscere ciò che non conosco e la voglia di ricercare, oltre alla semplice scheda botanica, tutte quelle leggende, aneddoti, usi fitoterapici ed altro, strettamente legati all’elemento preso in osservazione
Inizierò quindi da un albero di cui sono ricchi i nostri boschi, che annovera in Italia ma anche all’estero esemplari di dimensioni ragguardevoli ed al quale sono legate tantissime interessanti storie da raccontare, anche ai più giovani, prima che vadano perdute, con la speranza che un pò di favola ed un pò di ironia possa accendere in loro la curiosità che ci rende vivi e spettatori di uno spettacolo che ogni giorno abbiano gratuitamente sotto agli occhi.
La Quercia
Intanto c’è da dire subito che la famiglia delle Fagacee a cui essa appartiene comprende tantissime varietà:
- Quercus ilex (leccio),
- Quercus pubescens (roverella),
- Quercus cerris (cerro),
- Quercus suber (sughera),
- Quercus petraea (rovere),
- Quercus robur (farnia).
Le differenze tra le varietà sono molteplici: anche se tutte appartengono alla stessa famiglia. Vediamo di capirci qualcosa per poterle riconoscere.
Il leccio produce come le altre quercus la ghianda ma a differenza delle cuginette è sempre verde, mentre le altre quercus sono caducifoglie. Il cerro si riconosce molto bene dal ricciolo che ricopre la capsula che contiene la ghianda. Altro modo per distinguerle è il peduncolo della ghianda e la lobatura e dentatura delle foglie che varia da specie a specie.

Giusto perché vi venga un pochina di curiosità ed andiate a vedere di cosa parlo, perché lo scopo principale non era questo.
La quercia è un affascinante albero, ricco di storia e aneddoti, simbolo di fortezza (“forte come una quercia”) utile in ogni sua parte sia come nutrimento che come sostentamento di tanti esseri viventi, osannato in poemi e utilizzato dai filosofi; ha un’aurea di sacralità, molte delle storie e delle leggende su questo albero sono in qualche modo legate al sacro. Nell’antica Grecia ad esempio era l’albero consacrato a Zeus; i romani usavano adornare il capo di chi aveva dimostrato valore con una corona composta da rami di quercia. Privilegio della quercia era l’ospitare delle ninfe: le driadi (che potevano abbandonare l’albero, da qui il divieto di abbattere la quercia), e le amadriadi che invece morivano con la pianta. Le amadriadi venivano considerate come immortali ed appena una quercia era in pericolo, esse scoppiavano in pianti e lamenti minacciosi, e così via, si potrebbe scrivere all’infinito.
Volevo invece raccontarvi il motivo per cui questa bellissima pianta conserva le sue foglie ormai essiccate ancora attaccate sui suoi rami fino allo spuntare delle nuove gemme.
Secondo un’antichissima leggenda sarda il Diavolo si recò da Dio, chiedendoli di avere potere sui boschi e sulle foreste. Dio gli concesse quanto chiesto soltanto nel momento in cui boschi e foreste saranno privi di fogliame. Saputa la notizia dell’avvenuto patto gli alberi del bosco iniziarono a preoccuparsi ed agitarsi. Il carpino, il tiglio, il faggio e l’olmo si chiedevano avviliti cosa fare per non avere quell’ospite così indesiderato tra di loro. Al faggio venne l’idea di consultare la grande quercia che dopo aver ben riflettuto decise di tentare di trattenere le foglie secche sui suoi rami almeno fino a quando agli altri alberi non fossero spuntate le nuove gemme. Così avvenne ed il Diavolo fu beffato. Da allora la savia quercia trattiene il fogliame secco per tutto l’inverno, finché in primavera non iniziano a spuntare sui suoi rami le prime foglioline verdi.
Un altro simpatico aneddoto relativo alla quercia ci trasferisce in Germania alla scoperta di un insolito Cupido. Nonostante ad oggi esistano tantissime app e siti che promettono di far trovare l’anima gemella in Germania ad Eutin esiste un albero a cui hanno assegnato anche un indirizzo postale perché questa fantastica quercia riceve circa 40 lettere d’amore al giorno da tutto il mondo, circa 1000 all’anno. La “Quercia dello sposo” trovatasi ad essere l’inconsapevole protagonista di una storia d’amore a lieto fine nel 1890, in cui i due innamorati, le cui famiglie non ne volevano sapere di farli mettere insieme, decisero di incontrarsi scambiandosi lettere che poi lasciavano in un nodo di questo albero; furono poi scoperti, ma quando furono lette tutte le loro lettere i genitori acconsentirono finalmente a farli sposare. Strana moda amorosa quella che dal 1927 vede persone di tutti i generi, alla ricerca dell’amore, scrivere all’indirizzo della quercia dello sposo con la speranza di trovare finalmente ciò che cercano….
Vi do l’indirizzo, non si sa mai:
Bräutigamseiche -Dodauer Forst – 23701 Eutin – Germania
In Toscana ci sono esemplari di quercia di grandissime dimensioni. Vi elenco due tra le più famose:
La quercia delle streghe a Collodi (esemplare di Quercus ruber-Farnia), sui cui rami queste donne amavano adagiarsi per le loro strane riunioni e sotto alla cui ombra sembra perfino che l’autore di Pinocchio amasse sedersi per la scrittura del suo libro, in cui la cita quado ci racconta che gli assassini vi impiccarono Pinocchio. Vanta circa 600 anni. Salvata dai nazisti che ne volevano fare legna da ardere, colpita poi da un fulmine negli anni Sessanta. Ha subito diversi danni anche a causa del continuo calpestio delle sue radici ad opera dei turisti.
La quercia delle Checche (checca è il nome con cui in alcune zone della Toscana si indica la gazza). Sembra che l’esemplare (Quercus petraea-rovere), vanti circa 380 anni. Questo albero ha ottenuto nel 2017 il riconoscimento MiBACT (primo monumento verde d’Italia). Purtroppo adesso non versa in buonissime condizioni a causa del crollo di alcuni rami, degli atti vandalici a cui è stata sottoposta ed i “soliti litigi” sulle competenze di chi deve o non preservarla……
Gli usi di questa bellissima pianta:
- per il legno duro, resistente ed aromatico, si usa in edilizia, carpenteria e produzione di botti per il vino;
- per la produzione di tannino, sostanza utilizzata per la concia delle pelli;
- alcune delle sue specie producono ghiande commestibili che una volta venivano utilizzate come fonte di cibo da molte culture.
Per l’uso fitoterapico/medicinale: alcune delle sostanze contenute nella quercia hanno proprietà astringenti, emostatiche, antinfiammatorie, analgesiche del cavo orale. Utilizzato come decotto o infuso per lavarsi, diminuisce la sudorazione. Sono piante visitate dalle api per la produzione di miele di melata, chiamato anche miele di bosco perché non deriva dalla raccolta del nettare dei fiori, ma da una sostanza dolce (la melata appunto) prodotta da alcuni insetti che succhiano ed elaborano la linfa per nutrirsene. A proposito di insetti, le loro punture sulla quercia provocano la creazione di strani oggetti che vi sarà sicuramente capitato di vedere: le galle. Eccone alcuni esempi:
Alla prossima puntata…
Marta Cantagalli
Accompagnatrice Escursionistica
Toscana


