Come ogni anno, il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
La scelta della data è tutt’altro che casuale. Dal 5 al 16 giugno 1972, infatti, si tenne a Stoccolma la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente. In quella occasione venne approvata la Dichiarazione di Stoccolma, nella quale vengono definiti i 26 principi sui diritti e le responsabilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente.
Come riportato sul sito della Agenzia per la Coesione Territoriale, oggi le emergenze che la Terra sta affrontando sono tre:
- l’atmosfera si sta riscaldando troppo rapidamente perché l’uomo e la natura possano adattarsi;
- la perdita di habitat fa sì che le specie a rischio di estinzione siano un milione;
- l’inquinamento continua ad avvelenare aria, terra e acqua.
I governi di tutto il mondo si sono impegnati in diversi tipi di “ripresa verde”, ma attualmente – secondo un’analisi della spesa di 50 paesi leader, condotta da Economic Recovery Project di Oxford e dall’UNEP – solo il 18 per cento della spesa annunciata per la ripresa si può considerare “verde”.
In questa sede ne abbiamo già accennato diverse volte, ma occorre ulteriormente rimarcare come mancate azioni volte alla limitazione del riscaldamento globale possono comportare conseguenze come il peggioramento della salute umana, l’aumento della insicurezza alimentare e l’incremento nella frequenza delle calamità naturali.
Una possibile linea guida per l’azione consapevole può venire dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che mediante la proposta di azioni nazionali concrete e integrate possono portare risultati benefici per le persone e per il pianeta senza andare a discapito delle economie.
Per proteggere l’umanità si rende necessario porre attenzione in maniera permanente e universale ai problemi del clima e dell’ambiente, con la volontà di non lasciare indietro nessuno. Il futuro di tutti dipende da quello che decidiamo e attuiamo oggi, perché abbiamo #SoloUnaTerra.