L'Albero Madre. Alla scoperta del respiro e dell'intelligenza della foresta

Suzanne Simard è un punto di riferimento per tutti coloro che studiano gli alberi e le piante e questa autobiografia ne racconta vita e scoperte, a partire da quando l’autrice era una ragazzina curiosa fino all’affermazione definitiva come scienziata di fama mondiale, passando per le battaglie contro i pregiudizi e i luoghi comuni che affliggevano il personale del Ministero delle Foreste della Columbia britannica, ente con il quale ha iniziato la sua attività professionale e di ricerca. 

Ma procediamo con ordine – seppure con estrema sintesi – ripercorrendo quelli che a nostro avviso sono i passaggi chiave del libro. Innanzitutto, bisogna dire che la famiglia di origine dell’autrice era del settore, in quanto boscaioli di professione, che negli anni Sessanta viveva ai margini della foresta, dove praticava quello che oggi chiameremmo disboscamento selettivo, tagliando poche piante e quindi avendo un impatto estremamente limitato sulla sulla vita del bosco. Questa precisazione è importante perché Simard non esclude affatto la possibilità di utilizzo delle foreste come fonte di sostentamento per la comunità umana, anzi. Ne suggerisce però un uso intelligente, che ne tuteli la biodiversità e ne amplifichi gli effetti benefici sul clima e sull’ambiente in generale. 

Un alberto madre

Poco più che ventenne, Simard inizia a lavorare per il Ministero delle Foreste della Columbia britannica. Siamo negli anni Ottanta e l’industria del legno in Canada è fiorente. Vengono disboscate aree enormi. Diciamo subito che la legge canadese prevedeva che i responsabili dell’abbattimento degli alberi si facessero carico del reintegro della foresta, ma questo veniva fatto secondo la logica del free-to-grou, ovvero venivano posizionate piantule di una sola specie, quella che avrebbe, di lì a cinquant’anni, garantito il massimo risultato in termini di profitto. In sostanza, venivano ripiantate solo conifere a distanza prestabilita l’una dall’altra, estirpato l’intero sottobosco, in modo che niente potesse ostacolare la loro esposizione al sole e nulla potesse entrare in competizione con le loro radici nell’estrarre dal terreno le sostanze vitali. Sulla carta sulla tutto perfetto. Sulla carta… perché alla prova dei fatti, la mortalità delle piantule era elevatissima e la stessa qualità degli esemplari sopravvissuti lasciava spesso a desiderare.

Forte della sua esperienza di vita e memore dei racconti delle tribuù native, Suzanne Simard è decisa a contestare l’impostazione ufficiale, iniziando a sperimentare soluzioni alternative. Naturalmente si scontra contro l’istituzione per la quale lavora, dove la politica del free-to-grow viene assunta come dogma assoluto, peraltro fortemente sostenuto dalla concezione scientificamente dominante che tutti gli esseri viventi fossero in competizione fra loro per l’acquisizione delle risorse necessarie alla loro vita e al loro sviluppo. Dopo numerosi esperimenti, nel corso dei quali utilizza anche materiale radioattivo, riesce finalmente a dimostrare che a livello delle radici, tutti gli alberi di un bosco sono connessi fra loro, tramite una rete di ife di diverse funghi che si arrotolano a spirale sulle radici. Gli alberi si scambiano sostanze chimiche, si aiutano l’uno con l’altro e, ancora più sorprendente, lo fanno anche fra specie diverse. Ecco la necessità della biodiversità, ecco la chiave per preservare la natura.

La foresta è un mondo di essere viventi che collaborano fra loro, invece di essere in competizione. La molteplicità delle specie rafforza l’habitat; la specializzazione lo indebolisce. Dal punto di vista scientifico è una svolta epocale.

Un altro albero madre

All’interno delle foreste, Suzanne Simard identifica degli alberi più importanti degli altri, quelli più antichi, che definisce “Alberi Madre”. Sono gli individui più esperti, verrebbe da dire più “saggi” (e questo termine non è del tutto improprio), che più di altri si sono fortificati con il tempo, i quali forniscono agli esemplari più giovani gli elementi fondamentali per la loro crescita e per l’acquisizione degli strumenti necessari ad affrontare la sopravvivenza. 

In questo processo di sviluppo della conoscenza scientifica, abbiamo una data da memorizzare, il 1997. In quell’anno, infatti, Simard invia alla rivista «Nature» un articolo nel quale illustra le sue prime scoperte. Il comitato scientifico della rivista ne comprende immediatamente le valenze rivoluzionarie e non solo pubblica il testo della scienziata canadese, ma dedica la copertina alle sue scoperte. Non solo, avendo constatato una certa somiglianza fra la rete sotterranea delle foreste e la rete internet, conia la brillante metafore del wood wide web.  

Concludiamo questa nostra breve recensione riportando integralmente le ultime righe del libro, nelle quali Suzanne Simard rivolge un appello generale alla presa di coscienza e all’azione:

Se vuoi fare di più, ti invito a partecipare al progetto «Albero Madre» per imparare tecniche e soluzioni che proteggeranno e accresceranno la biodiversità, lo stoccaggio del carbonio e una miriade di prodotti e servizi ecologici che sostengono i nostri sistemi di supporto vitale. Le opportunità sono infinite quanto la nostra immaginazione. Persone comuni, scienziati e studenti interessati a partecipare a questa ricerca interdisciplinare nel cuore della foresta e a far parte di un’iniziativa di scienza partecipata, un movimento per salvare le foreste del mondo, possono trovare ulteriori informazioni all’indirizzo mothertreeproject.org.

Vive la forêt!

Suzanne Simard
L’albero madre. Alla scoperta del respiro e dell’intelligenza della foresta
Editore Mondadori – Strade Blu
Pagine 456
Prezzo € 24,00

Suzanne Simard

Suzanne_Simard

Dopo aver lavorato per il Ministero delle Foreste della Columbia britannica (Canada) e aver conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Forestali presso la Oregon State University, attualmente Suzanne Simard è docente presso il Dipartimento di Scienze Forestali e della Conservazione presso l'Università della Columbia britannica.
All'attività accademica affianca quella di attivista, ed è leader di TerreWEB (Terrestrial Research on Ecosystem & World-wide Education and Broadcast), iniziativa volta a formare studenti laureati e borsisti post-dottorato nella scienza del cambiamento globale e nella sua comunicazione.
Simard ha studiato e studia come funghi e radici rendano possibile la comunicazione e l'interazione fra alberi e piante di un ecosistema. All'interno di questa rete avviene lo scambio di carbonio e altre sostanze chimiche, acqua, nutrienti e segnali di difesa tra alberi.
Sostiene fattivamente la comunicazione della scienza al più vasto pubblico possibile.

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